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单一栽培vs混合栽培,市场化vs生物多样性

2015-09-14 15:10:59来源:
摘要:  意大利一贯将特色农产品作为市场优势之一,现今却遇到一个问题——某种特定产品的最佳产地逐渐走向一种单一栽培之路。由于这些产品往往
ABSTRACT:

   意大利一贯将特色农产品作为市场优势之一,现今却遇到一个问题——某种特定产品的最佳产地逐渐走向一种“单一栽培”之路。由于这些产品往往在国外市场获得巨大的商业成功,妨碍了人们辩证地来看待这条路的优劣。然而,还是有人独具慧眼。

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  “慢食运动(Slow Food)”的创始人卡尔洛·佩特里尼(Carlin Petrini)在布鲁奈罗(Brunello)的产地蒙塔奇诺(Montalcino)表示:“单一栽培这种形式应该让贤给其他栽培形式了。”无独有偶,世界级的饮食学术界权威Massimo Montanari也向WineNews表示,“种种迹象表明,意大利的大片葡萄酒产区面临单一栽培的问题。

       由于当今农业生产中流行的价值观被商业利益主导,故此,单调的、缺乏生物多样性的、悲伤的、沉默的农业景观应运而生。这并不是一种控告,而是一种直白的证据确凿。”

  由于农业产区,特别是葡萄酒产区通常采取单一栽培的方式,一望无际的葡萄园见证了农村人口的日益减少和文化发展的愈发萧条。Massimo Montanari 问道:“我们是要追随瞬息万变的市场热点,还是维持一个生物多样性的农业景观?理想的解决方式非常乌托邦,即在商业利益和农业智慧之间找到平衡点。
       ”他补充说:“当我们意识到菜园对一个家庭的重要性时,在某种程度上我们回到了佃农的生产形式,农村如此,城市亦然。这事关我们想把什么留给明天,留给子女。”这是一场“辩论”,他深入地辨析:“总是存在类似的情况。例如中世纪时期,封地主和农民的立场就不同:前者为市场利益速驱动,便倾向种植单一的、同种的产品,而后者希望拥有不同的资源以保障生活,则倾向保持农田的生物多样性。”……
 
Monocoltura vs policoltura, mercato vs biodiversità
In un’Italia che vede nei prodotti tipici della sua agricoltura uno dei suoi punti di forza, si corre il rischio talvolta, che in territori di eccellenza per un determinato tipo di prodotto, si vada verso una sorta di monocoltura. Tematica che, spesso, esaltati dai successi commerciali, soprattutto all’estero, si tende a dimenticare. C’è, però, chi ci torna di tanto in tanto. Lo ha fatto, nei mesi scorsi, il fondatore di Slow Food Carlin Petrini, a Montalcino, nella terra del Brunello, dove ha ricordato che “la monocoltura, nei territori, deve lasciare spazio alle altre colture”. E ancora torna a rifletterci, a WineNews, Massimo Montanari, tra i più autorevoli storici dell’alimentazione al mondo. “Sono molti i casi in cui, attraversando l’Italia del vino - dice - siamo di fronte a paesaggi monoculturali. Perché se oggi prevale una logica di tipo commerciale per la produzione agricola, è ovvio che nascano paesaggi più monotoni, meno biodiversi, più tristi, più silenziosi. Non è un’accusa, ma una constatazione, banale ed evidente”. 
Una riflessione che parte dalla presa di coscienza che in molti distretti agricoli e, in particolare nei territori del vino, spesso proiettati verso la monocultura, evidente nel susseguirsi di vigneti a perdita d’occhio, si assiste ad uno spopolamento delle campagne, e ad un impoverimento culturale. “Vogliamo puntare tutto su quello che oggi nel mercato tira ma che domani può cambiare - chiede lo studioso - o vogliamo mantenere un paesaggio agrario diversificato perché è bello, che sarebbe però “museificarlo”? L’ideale è utopistico: cercare equilibrio tra le ragioni dell’interesse e le ragioni dell’intelligenza”. Segnali, però, ci sono: “quando riscopriamo l’importanza per le famiglie di avere un orto in qualche modo torniamo al modello di produzione mezzadrile, non solo in campagna, ma anche in città. Si tratta di progettare cosa vogliamo lasciare al domani, ai nostri figli”. Un “dibattito” che, approfondisce lo storico, “c’è sempre stato: già nel Medioevo ci sono contrasti tra signori che vogliono paesaggi più omogenei, “specializzati”, perché hanno di mira il mercato, e contadini che mirano di più a mantenere un paesaggio diversificato per avere più risorse e sicurezza” ...

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